Un po' di me:

GIOVANNA ZAPPIA

Pittrice (ma non solo) con un curriculum bizzarro e in parte dimenticato. Sono nata a Bologna in epoca non poi così remota, in una famiglia di creativi, da cui forse ho ereditato il principio “se non serve la laurea posso farlo anch’io”.

In effetti la laurea non l’ho mai conseguita. Ero approdata, non si sa come (gli eclettici sono delle mine vaganti soprattutto per se stessi), alla facoltà di ingegneria elettronica, ma giusto per rendermi conto che in realtà mi piaceva solo giocare con transistor, condensatori e resistenze per il loro potenziale creativo (niente a che vedere con gli esami di analisi matematica) e che il disegno in chiaroscuro, che alle mostre del liceo mi aveva procurato un paio di premi, nulla aveva in comune con quello in cui una linea non perfettamente calibrata o un velo inesistente di “spolvero” di matita valevano parecchi punti di penalizzazione.

"Signorina Zappia, il suo disegno è sporco!!!  e faccia la punta a quella matita!!!"

...non erano sporchi, erano "morbidi"!      Meglio cambiare strada...

 

Per anni la mia attività lavorativa si è svolta nel negozio di “quadri e cornici” dei miei genitori.

L’ambiente, ovviamente, era quanto di più stimolante potessi trovare.

Dalle mie mani passavano tanto i più grandi capolavori d’arte quanto le opere discutibili di chi si riteneva artista senza possedere un’ombra di senso estetico: entrambe le situazioni sollecitavano la mia creatività e il gusto della sfida con me stessa e finivo per fare le ore piccole in laboratorio, perché, di notte, il tempo e il mondo fuori sembravano fermarsi e io potevo sguazzare nel mio paradiso di colori, in compagnia solo della mia musica preferita, fino a quando non crollavo dal sonno.

Ho partecipato a mostre e vinto premi che spesso sono finiti in cantina.

Lo scorso anno, dopo l’ultimo trasloco, svuotando scatoloni, ho trovato coppe e medaglie, che, sul momento, ho pensato appartenere al periodo sportivo agonistico di mio figlio, il mio nome inciso mi ha fatto ricordare alcune manifestazioni a cui avevo preso parte, evidentemente con successo, completamente dimenticate: erano mie! 

Sarà dura ricostruire un curriculum personale adesso che ho deciso di mettere un po' d'ordine nella mia vita artistica e parlare un po' di me.

Perché?  Mi hanno chiesto più volte di farlo ... [#] credo sia giunto il momento.

 

Ideare, progettare e costruire sono azioni indispensabili al mio equilibrio, sono un’abitudine, una necessità, ma tutto con molta elasticità e nessuna costrizione.

Amo il tramonto, ma anche il sasso, purché abbia “personalità” e amo la corteccia ammuffita come il ramo sbiancato dall’acqua del lago.

Mi attrae tutto ciò che è ruvido, rustico, che assorbe la luce e trattiene il colore … o il non-colore.

Ho sempre scarabocchiato, disegnato, dipinto, ma con una certa insofferenza per le regole e una buona dose di egocentrismo.

I miei lavori finivano spesso nel cestino, da dove mia madre li recuperava, coprendomi di improperi, e li vendeva pure.
Poca autostima?!?

Può darsi, ma soprattutto poca stima per chi bluffa, sfruttando una moda o un momento espressivo particolarmente fortunato, ripetendolo all’infinito e il bisogno di dimostrare a me stessa, prima ancora che agli altri, di non appartenere a quella categoria.

L’arte è una dote innata e a volte lo scarabocchio di un bambino può emozionare più di un lavoro infarcito di tecnica, ma la tecnica consente un’espressione, se apparentemente meno spontanea, invece sicuramente più libera dai propri limiti materiali.

La capacità di dominare consapevolmente la materia riduce alquanto il senso d’impotenza e d’insoddisfazione del non riuscire ad esprimere quello che si “sente”, pur tuttavia, alcuni “sentire” restano inesprimibili e penso non solo nelle arti figurative.

Enrico Visani, pittore e vero artista, da cui ho avuto molti utili suggerimenti, sosteneva che, per acquisire la capacità di esprimere se stessi, bisogna imparare a copiare e, fino a quando non ho seguito questo saggio consiglio, ho venduto i miei quadri con un senso di disagio e la sensazione di turlupinare la gente. Oggi posso proporre una macchia di colore in tutta tranquillità perché è esattamente la macchia che volevo!

Copiare un’opera d’arte o la natura non è come copiare un compito di matematica o un disegno tecnico, ci vuole un’attenzione diversa per i particolari, una ricerca delle sfumature, dei contrasti, dei colori, delle luci e delle ombre; solo dopo essere riusciti a riprodurli se ne può fare una sintesi personale. Bisogna riuscire ad entrare, con umiltà e stupore, nell’anima delle cose o di chi le ha create e imparare ad evidenziare quello che ai più sfugge.

Una bella palestra anche per chi non dipinge, un modo per imparare a guardare e vedere il mondo in modo diverso, attribuendogli il valore che gli spetta.

 

 

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